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Storie di Primavera

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Edoardo Bove, centrocampista classe 2002 della Primavera Roma, è stato ospite di "Generation Next", la rubrica pubblicata sul canale Youtube dei giallorossi dedicata ai giocatori delle giovanili. Il calciatore 19enne ha fatto il suo esordio in prima squadra nella stagione appena conclusa, giocando undici minuti nella 35^ giornata di Serie A contro il Crotone. Queste sono state le sue parole: 

L'ESORDIO - "Ho realizzato solo adesso. È un'emozione che ti porti dentro e impieghi tempo per riuscire a capire cosa davvero hai provato in quel momento. Tra me e me ho pensato ‘corri a scaldarti, se il mister cambia idea che succede?'. L'allenatore ha chiamato anche Dzeko, pensavo per farlo entrare. Ma quando ho visto che si stava togliendo gli scarpini, ho tirato un sospiro di sollievo. Lì ho realmente sperato che mi facesse entrare."

L'INFORTUNIO - "Sono stato fermato dagli infortuni, la strada è stata tortuosa e ho dovuto affrontare molte cose. Proprio per questo la soddisfazione è più grande. Mi sono dovuto operare, una ricaduta al quinto metatarso nello stesso punto in cui mi ero infortunato a novembre ed è avvenuta in piena estate, nel momento clou del ritiro. Inizialmente non l'ho vissuta bene, poi per fortuna sono rimasto sul pezzo e ,grazie alla famiglia e alle persone a me vicine, sono riuscito a superare questo incidente."

GLI INIZI DA CALCIATORE - “Sono sempre stato diviso tra calcio e tennis ma poi, quando il calcio è diventato un obiettivo concreto, ho lasciato perdere il tennis. Giocavo ad altissimo livello in entrambi gli sport, c'erano settimane in cui mi allenavo tre volte a settimana a calcio e tre volte a tennis, più la partita di domenica. La prima volta che ho toccato un pallone? La ricordo, mio padre la racconta sempre perché sfortunatamente ho tirato un calcio fortissimo e ho colpito sul volto una persona anziana che stava passando. Provengo dalla Boreale, una società a cui tengo molto. Ricordo di aver fatto solo un provino e, non sapendo di essere stato preso, sono venuto comunque a fare il campus estivo della Roma. C'era Bruno Conti con tutta la dirigenza che controlla i campus. Vado ad iscrivermi e mi dice: ‘Che ci fai qui? Sei stato già preso per l'anno prossimo. Il calcio da sogno è diventato un obiettivo concreto quando l'ho preferito al tennis.”

LA FEDE ROMANISTA - “La maglia della Roma per me è una cosa unica. Negli anni sono riuscito ad amarla e fare di tutto per la maglia perché ho imparato ad apprezzare il vero romanismo, che secondo me a volte viene tralasciato. I tifosi della Roma vanno al di là del campo, di come ti comporti. C'è una fede dietro che moltissime città al mondo non possono e non potranno mai comprendere. Roma è una delle piazze più belle che possano esistere, quindi per la maglia darò sempre tutto. Idolo? De Rossi per la sua voglia, il suo attaccamento, la sua umiltà dentro e fuori dal campo. Mi ispiro molto a lui perché mi piace moltissimo come tipo di giocatore, anche per le doti tecniche e fisiche. Spero di poter migliorare ed avvicinarmi a lui il più possibile".

IL SUO STILE DI GIOCO - “Il prototipo del centrocampista moderno è quello che si inserisce, fa gol e fa sia la fase offensiva sia quella difensiva. Mi ci rivedo molto perché penso sia la cosa più importante: fare entrambe le fasi, giocare con intelligenza e cercare di sbagliare meno passaggi possibili. Poi quando ci sono doti innate che ti portano ad inserirti e a cercare il gol, le devi sfruttare e io cerco sempre di farlo.”

 

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