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Storie di Primavera

L'edizione odierna del Corriere dello Sport propone una lunga intervista a Daniele Conti, coordinatore tecnico del settore giovanile del Cagliari. L'ex calciatore dei rossoblu, nonché padre di Bruno, centrocampista della Primavera, ha parlato di tante tematiche legate ai vivai del nostro calcio. Questi i principali temi della sua intervista. 

Sui figli d'arte: “Essere figlio d’arte non è assolutamente facile da gestire. Se giochi male ti dicono che se lì solo per il cognome che porti. Se fai bene, è la normalità e sei chiamato a dimostrare sempre qualcosa di più degli altri. Questo però mi ha formato sotto l’aspetto caratteriale: diventava una continua sfida con me stesso, in primis, e quindi con gli altri”.

Sul coraggio di lanciare i giovani: “Il palcoscenico della Serie A non è facile da sopportare. In ogni caso c’è anche un altro aspetto: non sempre tra gli allenatori c’è chi ha pazienza e coraggio. Alcuni non esitano a puntare su un ragazzo e a metterlo dentro. C’è però anche chi preferisce non rischiare e far giocare invece un calciatore più esperto. In generale, in Italia, si vuole tutto e subito. Per far crescere i ragazzi al meglio sono essenziali, innanzitutto, le competenze. E poi serve il tempo: i giovani vanno saputi aspettare”.

Sulle difficoltà: “Non credo sia più difficile diventare professionista rispetto al passato. La difficoltà più grande è restare nel professionismo per tanti anni. Il tutto sta nel come decidi di affrontarle, nell’approccio. Assieme al forte senso di appartenenza per questi colori, quello che cerco di trasmettere ai nostri ragazzi è che se hanno un sogno devono fare il massimo per raggiungerlo: nessuno verrà ad offrirtelo, nessuno ti regalerà nulla. Mettici tanta voglia, dedizione, sacrificio e umiltà, con la consapevolezza che anche tutto questo potrebbe non bastare. Però così, di certo, non avrai rimpianti”.

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