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foto Frosinone calcio
foto Frosinone calcio

In vista dell'imminente inizio del campionato Primavera 2, l'allenatore del Frosinone Giorgio Gorgone, storico vice di Stellone proprio in Ciociaria, ha parlato ai microfoni dell'ufficio stampa gialloazzurro. Ecco nel dettaglio uno stralcio dell'intervista. "In questa squadra porto le idee in cui credo e parte per me un percorso avviato in ritardo. Ma non ne sento la colpa perché come ho detto prima ci sono state delle tempistiche particolari: in un paio di stagioni si erano prospettate delle situazioni in Lega Pro, nel 2016 e 2 stagioni fa, ma con Roberto eravamo già a trattative avviate con altri club e la mia correttezza, la mia etica ancorché la mia amicizia nei suoi confronti mi hanno fatto propendere per rimanere con lui. Il cosiddetto timing non si è mai incastrato. Quando invece mi ha chiamato il direttore Frara a giugno, Stellone mi disse: mi dispiace ma è giusto così. Vedi, il mio rapporto con lui e Andrea (Gennari, ndr) è diverso da quello che si può instaurare nella maggior parte dei casi tra un tecnico e il suo staff. Noi eravamo e saremo sempre amici. Ripeto: voglio capire quali sono le cose più funzionali al nostro progetto generale. Qui al Frosinone porto una gestione che mi piace definire più da prima squadra, non credo sia un errore. Più della metà dei ragazzi credo che dalla stagione prossima si dovrà affacciare in prima squadra, al di là della categoria”.

Un commento a quello che potrà essere il girone B della Primavera2?

“Debbo essere sincero, ho visto molta Primavera1. Oggettivamente non lo conosco ma conta per ora la conoscenza della mia squadra”.

Che tipo di obiettivi sono stati prefissati?

“L’obiettivo primario è quello che deve piacermi quello che faccio con la squadra, l’obiettivo è che la squadra deve piacermi per quello che esprime sul campo. Loro, i ragazzi, lo sanno: il loro obiettivo è a 20 metri, il campo di allenamento della prima squadra. So che non è facile perché il livello del Frosinone di mister Fabio Grosso è di nuovo quello di una formazione competitiva per la categoria. Ma proprio per questo l’obiettivo di tutti deve essere quello di competere per vincere. E io, a tal proposito, sono un competitivo di natura. Non debbono giocare solo per migliorarsi perché poi quando compi il salto non giochi più per migliorarti ma per vincere. E bisogna abituarsi a questo concetto. Poi bisogna capire come si arriva a vincere: se lo fai speculando e basta o curare di più la ‘creazione’ come è giusto che sia nel Settore Giovanile. Ma non può mai mancare il senso della competizione. Cosa diversa quando parliamo di categorie inferiori a livello giovanile dove conta la visione un po’ più globale”.

Cosa si sente di poter dire ai ragazzi che si stanno avviando all’inizio di questo percorso che per diversi di loro è nuovo?

“Loro possono migliorare, giorno dopo giorno. Debbono anche sapere che io sono esigente. E questo aspetto deve essere la loro forza. Il calcio non è solo un pallone che entra in porta. Il calcio è anche creatività e se un ragazzo ha una autodisciplina ed è mosso da un certo atteggiamento, può sempre migliorare. Ci credo in questa squadra. L’unico dispiacere è che si è costretti a lasciare fuori qualcuno, con i giovani la cosa è più pesante ma bisogna fare delle scelte dopo le valutazioni. Loro debbono sapere che nessuno vuole penalizzarli”.

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